L’Uomo Vitruviano, conservato alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, è considerato uno dei simboli del Rinascimento. Quello che vediamo disegnato sul foglio è un corpo umano inscritto in un cerchio e in un quadrato ma non si trattava di un’invenzione leonardesca.
La storia di uno dei disegni più famosi del mondo inizia nell’antica Roma, e per la precisione verso la fine del primo secolo avanti Cristo, quando un celebre teorico dell’architettura del tempo, Marco Vitruvio Pollione scrive il trattato che avrebbe consegnato il suo nome alla storia: il De architectura, un’opera in dieci libri in cui l’autore offre una panoramica completa sull’arte dell’architettura. Nel terzo libro, dedicato ai templi, Vitruvio dice che non può esistere un tempio che non sia regolato da principî di armonia, ordine e proporzione tra le varie parti della costruzione. Lo stesso vale per il corpo umano: “senza simmetria e senza proporzione non può esistere alcun tempio che sia dotato di una buona composizione”, scrive Vitruvio, “e lo stesso vale per l’esatta armonia delle membra di un uomo ben proporzionato”. Vitruvio utilizza l’espressione homo bene figuratus, “uomo ben proporzionato”: tale sarà solo se le misure delle parti del suo corpo corrisponderanno a dei canoni precisi. Vitruvio si premura anche di individuare un canone, lo stesso ricordato da Leonardo nella descrizione del disegno. Così, per Vitruvio, la testa rappresenta un ottavo del corpo umano, il piede un sesto, il cubito (ovvero l’avambraccio) un quarto, il petto anch’esso un quarto, e il centro del corpo umano è da trovare nell’ombelico. “Se un uomo fosse messo supino, con mani e piedi stesi, e gli venisse messo un compasso nell’ombelico, il cerchio tracciato toccherebbe le dita delle mani e dei piedi. E così come è possibile inscrivere un corpo in un cerchio, allo stesso modo è possibile inscriverlo in un quadrato: se si prenderà la misura dai piedi fino alla sommità del capo e la stessa misura verrà rapportata a quella delle braccia distese, l’altezza sarà uguale alla larghezza, così come avviene nel quadrato”. Il trattato di Vitruvio diventa oggetto di particolare attenzione da parte di artisti e umanisti tra cui Leonardo che, nel suo disegno, opta per due diverse pose: una in cui l’uomo è raffigurato in piedi e con le braccia distese, così che la sua altezza e la larghezza delle braccia corrispondano ai lati del quadrato, e una in cui è supino, con braccia e gambe divaricate, a toccare in quattro punti diversi la circonferenza del cerchio. La soluzione di Leonardo appare, pertanto, la più raffinata rappresentazione grafica del canone vitruviano.
Dopo questa premessa, nel mese di Febbraio abbiamo mostrato ai bambini questo disegno di Leonardo e insieme a loro abbiamo intavolato una conversazione sulle due figure umane rappresentate nelle due pose e sulle forme del cerchio e del quadrato all’interno delle quali sono posizionate le due figure. Successivamente i bambini si sono suddivisi a coppie e ciascuno di loro, uno davanti, e l’altro dietro, hanno assunto la stessa posizione rappresentata nel disegno di Leonardo. Ogni coppia ha così rappresentato l’Uomo Vitruviano di Leonardo. Ora vi chiediamo di completare il lavoro che avremmo svolto a scuola. Per prima cosa dovreste munirvi di un cartellone bianco (in alternativa potere utilizzare un lenzuolo bianco, oppure unite tanti fogli bianchi formato A4 fino a comporre un cartellone). Una volta che avete a disposizione il cartellone posizionatelo per terra, fate sdraiare i vostri bambini, in posizione supina sul cartellone, e disegnate la loro sagoma nelle due versioni proposte da Leonardo secondo il canone di Marco Vitruvio. Una volta rappresentate le due sagome, disegnate intorno le due figure geometriche del quadrato e del cerchio.
La vostra opera è completata: potete lasciarla bianca oppure, se vorrete, potete anche colorarla. Buon lavoro delfini dalle vostre insegnanti Stefania, Cecilia e Cinzia.
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